Adottata per promuovere la piena integrazione delle persone con disabilità, la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità rappresenta un caposaldo normativo nell'era moderna, rivoluzionando l'approccio all'accessibilità fisica e digitale.
In questo articolo ripercorriamo la storia della Convenzione esaminandone principi fondamentali, obiettivi e l'impatto positivo che ha sulla vita delle persone con disabilità e sulla comunità intera.
La Convenzione ONU: cenni storici e fondamenti
Conosciuta anche con l’acronimo CRPD (dall’inglese Convention on the Rights of Persons with Disabilities), la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità è la prima convenzione sui diritti umani del XXI secolo e il primo strumento giuridicamente vincolante con una protezione completa dei diritti delle persone con disabilità.
Approvata nel dicembre 2006 a New York dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ad oggi la Convenzione è stata sottoscritta da tutti e 27 gli Stati membri dell'Unione Europea, insieme ad un vasto numero di altri paesi nel mondo, portando il totale dei firmatari a 191 nazioni.
Il testo della Convenzione CRPD si compone di un preambolo, 50 articoli e un Protocollo opzionale di 18 articoli, un accordo collaterale alla Convenzione sui diritti delle persone con disabilità che stabilisce un meccanismo di reclamo individuale.
È significativo evidenziare che il preambolo della Convenzione riconosce la "disabilità" come un concetto in costante evoluzione, che emerge dall'interazione tra individui con limitazioni e le barriere ambientali e comportamentali che ostacolano il loro pieno coinvolgimento nella società su base paritaria. Di conseguenza, il concetto di "disabilità" non è statico, ma può variare in base al contesto sociale e alle caratteristiche ambientali.
Questo trattato segna un cambiamento radicale nel modo in cui le persone con disabilità sono considerate: non più soggetti dipendenti e perlopiù bisognosi di cure mediche e assistenza sociale, ma individui in grado di rivendicare i propri diritti e prendere decisioni autonome sulla propria vita, basate su un consenso informato e libero.
Un raggiungimento globale che testimonia l'impegno condiviso verso i diritti delle persone con disabilità e riflette il desiderio universale di promuovere l'inclusione e la dignità per tutti.
La Convenzione CRPD in Italia
In Italia, il percorso verso l'attuazione della Convenzione si è concretizzato con la Legge 3 marzo 2009, n. 18, con cui il Parlamento italiano ne ha autorizzato la ratifica e sottoscritto il relativo protocollo opzionale, ma non solo: l’articolo 3 della Legge 18/2009 dispone anche l’istituzione dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità.
Presieduto dal Ministero del lavoro, della salute, e delle politiche sociali, l’osservatorio ha mandato triennale e si compone di un massimo di 40 membri rappresentanti di varie amministrazioni, enti, sindacati e associazioni di disabilità, oltre a esperti designati.
I suoi compiti sono:
- promuovere l'attuazione della Convenzione e redigere un rapporto dettagliato sulle misure adottate;
- predisporre un programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l'integrazione delle persone con disabilità;
- promuovere la raccolta di dati statistici sulla condizione delle persone con disabilità, anche a livello territoriale;
- redigere una relazione sullo stato di attuazione delle politiche sulla disabilità;
- promuovere studi e ricerche per individuare aree prioritarie di intervento per la promozione dei diritti delle persone con disabilità.
Principi fondamentali della Convenzione
L’articolo 3 della Convenzione elenca gli 8 principi generali su cui il documento si basa:
- Rispetto della dignità intrinseca, dell'autonomia individuale, compresa la libertà di fare le proprie scelte e l'indipendenza delle persone.
- Non discriminazione
- Piena ed effettiva partecipazione e inclusione nella società
- Rispetto per la differenza e accettazione delle persone con disabilità come parte della diversità umana e dell'umanità
- Uguaglianza di opportunità
- Accessibilità
- Uguaglianza tra uomini e donne
- Rispetto delle capacità evolutive dei bambini con disabilità e rispetto del diritto dei bambini con disabilità a conservare la propria identità.
Si potrebbe pensare che la CRPD crea nuovi diritti, ma non è così: la Convenzione ha come obiettivo principale garantire pieno e uguale godimento dei diritti e delle libertà per le persone con disabilità, superando le barriere che limitano la loro partecipazione nella società, così come stabilito all’articolo 1: “Scopo della presente Convenzione è promuovere, proteggere e garantire il pieno ed uguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità, e promuovere il rispetto per la loro intrinseca dignità.”.
Obiettivi della Convenzione
Nei suoi principi generali, la Convenzione si propone quindi di garantire l'uguale godimento dei diritti già riconosciuti agli altri membri della comunità come:
- l'autonomia e l'autodeterminazione nella vita quotidiana
- il diritto a formare una famiglia propria, l'opportunità di lavorare e di svolgere un'occupazione
- il diritto a un tenore di vita dignitoso e al supporto sociale necessario
- il diritto all’accesso all'istruzione
- il diritto ad una partecipazione piena e attiva alla vita pubblica e culturale
- il diritto alla protezione contro discriminazioni, violenze, sfruttamento e abusi.
Ma in che modo la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità tutela i diritti umani?
La Convenzione sfida le persone di tutto il mondo a considerare la disabilità come una questione di diritti umani, coprendo molte aree in cui possono sorgere ostacoli, come l'accesso fisico agli edifici, alle strade e ai trasporti e l'accesso alle informazioni attraverso comunicazioni scritte ed elettroniche.
L’articolo 9 specifica infatti che gli Stati Membri devono adottare misure per garantire l'accessibilità alle persone con disabilità in vari settori della vita, sottolineando il loro ruolo nel promuovere, garantire e vigilare sull’accessibilità attraverso:
- lo sviluppo di norme e linee guida nazionali sull'accessibilità delle strutture e dei servizi pubblici
- la fornitura di formazione sui problemi di accessibilità
- l’inserimento di segnaletica in Braille e formati leggibili nelle strutture aperte al pubblico
- l’offerta di assistenza, inclusi servizi di mediazione e interpreti della lingua dei segni, per facilitare l'accesso agli edifici pubblici
- il supporto all'accesso all'informazione e alle nuove tecnologie, incluso l’accesso al web, incoraggiando la progettazione e distribuzione di tecnologie accessibili a costi contenuti fin dalle prime fasi di sviluppo.
Un nuovo modo di concepire la disabilità da cui scaturisce anche un importante concetto per il futuro dell’accessibilità e dello sviluppo di ambienti fisici e digitali accessibili: la Progettazione Universale.
Il valore della Progettazione Universale per l’accessibilità fisica e digitale
La Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità enfatizza l'importanza di garantire che la tecnologia dell'informazione e della comunicazione siano accessibili a tutti.
L’articolo 2 della Convenzione introduce il concetto di progettazione universale definendola come “la progettazione di prodotti, strutture, programmi e servizi utilizzabili da tutte le persone, nella misura più estesa possibile, senza il bisogno di adattamenti o di progettazioni specializzate”.
L'Universal Design mette al centro l'essere umano e le sue esigenze, superando i modelli di progettazione tradizionali basati su standard obsoleti, perché si basa sull'idea di creare ambienti, prodotti e servizi che possano essere utilizzati da persone di tutte le età e capacità, senza la necessità di adattamenti specializzati.
Un approccio che non solo va a beneficio delle persone con disabilità, ma migliora la qualità della vita per tutti gli individui.
Immagina marciapiedi larghi e privi di barriere, ascensori spaziosi e segnaletica chiara e visibile: queste caratteristiche non sono utili solo per chi ha difficoltà motorie o visive, ma anche per anziani, bambini, genitori con passeggini e persone con bagagli.
Implementare un design universale significa infatti creare spazi più inclusivi, comodi e funzionali che possono essere apprezzati da chiunque, indipendentemente dalle proprie capacità o esigenze.
La progettazione universale non si pone solo come una buona pratica consigliata, ma figura tra gli obblighi generali (articolo 4) degli Stati Membri, i quali devono impegnarsi a “intraprendere o promuovere la ricerca e lo sviluppo di beni, servizi, apparecchiature e attrezzature progettati universalmente (...)”.
L’accessibilità non dovrebbe quindi essere circoscritta ai soli spazi fisici, ma dovrebbe anche abbracciare gli ambienti digitali, riflettendo il crescente processo di digitalizzazione della società.
Questo si traduce nello sviluppo di siti web ed ecommerce accessibili, creazione di documenti accessibili, applicazioni e contenuti online fruibili da tutti, adozione di interfacce user-friendly, testi facilmente leggibili, descrizioni audio per i non vedenti, comandi vocali per chi ha difficoltà motorie e molte altre soluzioni.
Spazi fisici e digitali inclusivi non solo rispettano i diritti delle persone con disabilità, ma promuovono un ambiente accogliente e funzionale per tutti, migliorando la qualità della vita e favorendo l'interazione sociale senza barriere.
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