Accessibilità digitale 2025: la PA italiana tra obblighi e trasformazione

Accessibilità digitale: la PA italiana tra obblighi e trasformazione | UserWay

L’entrata in vigore dell’European Accessibility Act (EAA) il 28 giugno 2025 è stata salutata a livello europeo come una svolta epocale verso un mercato digitale più giusto e inclusivo.

In Italia, tuttavia, il dibattito è più prudente: se la cornice normativa è chiara, la sfida vera sarà tradurre i principi in azioni concrete, superando ritardi storici e disparità territoriali.

Alcune PA sono digitalmente avanzate, mentre altre non aggiornano i propri siti da anni, generando un vero e proprio digital divide interno. Garantire accesso pieno e paritario significa riconoscere pienamente i diritti di tutti i cittadini, inclusi anziani e persone con disabilità.

 

L’accessibilità digitale nella PA italiana: il Report 2022-2024

In attesa di statistiche ufficiali aggiornate sull’accessibilità dei siti privati, uno scenario utile arriva dalla relazione di monitoraggio sui portali della Pubblica Amministrazione condotta da AgID, come richiesto dalla Commissione Europea.

Il monitoraggio dell’accessibilità da parte dell’Agenzia per l’Italia Digitale viene condotto con due modalità di analisi:

  1. modalità semplificata: realizzata ogni tre mesi attraverso lo strumento di validazione dell’accessibilità MAUVE++ sui siti web e i documenti PDF delle Pubbliche Amministrazioni; 
  2. modalità approfondita: condotta annualmente utilizzando più strumenti e metodologie da esperti di accessibilità, su siti web, documenti PDF e app.

Nel triennio 2022-2024, il monitoraggio semplificato ha riguardato 5047 siti web, mentre per quello approfondito sono stati presi in considerazione 304 siti web.

Nel monitoraggio semplificato dei siti web, i criteri di successo con più errori sono stati:

  1. Focus visibile (AA): 39,75%;
  2. Uso del colore (A): 20,86%;
  3. Contrasto (minimo) (AA): 16,57%;
  4. Contenuti non testuali (A): 6,21%;
  5. Analisi sintattica (parsing) (A): 5,72%

Nel monitoraggio approfondito dei siti web, gli errori totali più frequenti del triennio sono invece:

  1. Informazioni e correlazioni: 31,36%;
  2. Titolazione del documento: 29,83%;
  3. Contenuto non testuale: 12,56%;
  4. Lingua del documento: 10,18%;
  5. Analisi sintattica (parsing): 8,74%

Analizzando l’andamento degli errori nel triennio, si nota che nel monitoraggio semplificato c’è stato un esponenziale incremento della carenza del criterio di successo “Focus Visibile”, dovuto all’introduzione di Mauve++ e alla successiva automatizzazione del processo di monitoraggio. Anche il criterio del “Contrasto minimo” continua ad avere un impatto importante nonostante sia in tendenza discendente nel 2024:

Fonte: Direttiva sull'accessibilità del web - Relazione di monitoraggio 2022-2024 AgID

Rispetto al monitoraggio approfondito, notiamo invece come dopo un trend crescente fino al 2023, nel corso del 2024 questi criteri abbiano subito una decisa diminuzione, fino a scendere sotto i livelli del 2021:

Fonte: Direttiva sull'accessibilità del web - Relazione di monitoraggio 2022-2024 AgID

Perché questi dati contano anche per il privato

Il resoconto della PA è un utile benchmark per comprendere le criticità che possono emergere anche nei siti web aziendali. Gli errori più diffusi (contrasto, focus, testi alternativi) sono infatti comuni anche nel settore privato.

Per questo, per le aziende che vogliono essere conformi alla Direttiva Europea sull’accessibilità, è utile pianificare:

Verso una PA inclusiva e innovativa

Il monitoraggio AgID 2022-2024 dimostra che progressi ci sono stati, ma restano criticità significative.

Perché l’EAA diventi davvero un volano di innovazione, la PA italiana deve affrontare tre nodi centrali: governance chiara, risorse adeguate e coinvolgimento strutturale degli utenti con disabilità nei processi di design e test.

Le sfide principali riguardano:

  • Governance e standardizzazione: definire procedure chiare per sviluppo e manutenzione di siti e app pubbliche, implementare criteri uniformi di accessibilità per tutti i livelli amministrativi;
  • formazione continua: coinvolgere non solo sviluppatori, ma anche content creator, designer e personale amministrativo, rendere l’accessibilità parte integrante della cultura organizzativa e dei workflow interni;
  • controllo e monitoraggio: combinare test automatizzati e audit manuali, prevedere verifiche periodiche per individuare criticità prima che diventino sanzionabili;
  • coinvolgimento diretto degli utenti: integrare persone con disabilità nei test di usabilità e nei processi di design, creare tavoli permanenti o focus group per garantire che i servizi rispondano realmente ai bisogni dei cittadini; 
  • risorse e strumenti tecnologici: investire in strumenti avanzati, come AI per l’analisi dei contenuti, screen reader, sottotitoli automatici e altri strumenti assistivi, garantire soluzioni scalabili, aggiornate e integrate nell’esperienza digitale complessiva.

L’EAA 2025 non è un punto di arrivo, ma l’occasione per trasformare l’accessibilità nella PA in un pilastro strutturale della trasformazione digitale. Solo così sarà possibile garantire servizi realmente inclusivi e vicini ai bisogni di tutti i cittadini.

Affrontare le sfide operative e culturali significa:

  • ridurre le disparità territoriali tra le PA;
  • migliorare l’esperienza dei cittadini, con servizi digitali realmente accessibili;
  • rafforzare la reputazione della PA come istituzione inclusiva e innovativa.

Solo così sarà possibile garantire servizi digitali vicini ai bisogni di tutti i cittadini, riconoscendo pienamente i loro diritti e valorizzando l’accessibilità come strumento di democrazia digitale.

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